SVD Voices: Menend

Ha appena pubblicato due nuovi singoli dal sound decisamente più pop. Javier Toledo, conosciuto anche come Menend, è un cantante, compositore e produttore di Madrid che si sta facendo strada nella scena pop e R&B nazionale e internazionale. Dopo gli album ANTIHÉROE e WALKMAN VOL. 1, Menend utilizza un nuovo linguaggio per condividere il suo messaggio.

Ci racconta la genesi della sua carriera durante gli anni in California, il suo decollo come cantautore e l'entusiasmo per il suo nuovo ruolo di regista dei suoi video e della sua stessa estetica.

 

Chi è Menend? Parlaci un po' di te. 

Sono un artista, produttore e compositore di Madrid. Ho iniziato la mia carriera dopo essermi trasferito per studio in California; lì ho vissuto per sei anni e sono riuscito a entrare nell'industria musicale di Los Angeles. Le mie influenze sono molto americane e baso il mio progetto proprio sulla traduzione di queste influenze nella lingua e nella scena spagnola. 

 

Ti stai muovendo verso uno stile più pop, cosa ne pensi di questo cambio di registro? È stato un cambiamento drastico o un'evoluzione organica?

È vero che la mia intenzione fin dall'inizio è stata quella di portare il progetto verso qualcosa di più pop, ma non mi piace pensarlo come un salto da un’etichetta all’altra. Amo la musica pop allo stesso modo in cui ho sempre amato l’R&B, e credo che questa nuova fase musicale mi permetta di entrare in un mondo più melodico e con un diverso registro di accordi con cui far emergere altre sfaccettature delle mia personalità. Mi entusiasma la forma che sta prendendo il progetto, sia a livello musicale, sia a livello visivo.

 

A proposito del titolo della tua ultima canzone, EQUIPAJE… Da Los Angeles sei tornato nuovamente a Madrid. Cosa ti offre ogni città durante il processo creativo? Quanto di Menend, come progetto musicale, hai costruito in California? 

In un certo senso, Menend è nato in California e lì ha vissuto la sua infanzia artistica. È stato dove, dal mio dormitorio, ho imparato a produrre e creare canzoni sperimentando diversi generi. Credo che Madrid mi abbia spinto a voler scrivere di più in spagnolo e mi abbia messo di fronte ad altri tipi di musica locale da cui ho imparato molto. In questo momento, sto offrendo la mia interpretazione dell'attuale scena spagnola mescolandola con la mia base americana, e sta venendo fuori roba davvero interessante.

 

È lo spanglish è la formula del successo?

Per me lo spanglish (linguaggio ibrido che mescola lo spagnolo con l’inglese) è una virtù, ma anche un ostacolo quando si tratta di raggiungere più persone. È una cosa che ho sempre fatto in modo naturale e che mi ha aiutato a stabilire in modo molto chiaro il punto di differenza tra il mio progetto e quello degli altri. Ma a meno che tu non sia Selena Gomez, cantare in spanglish non ti permette di raggiungere ispani e anglofoni allo stesso tempo, anzi, forse nessuno dei due. Credo comunque che le cose stiano cambiando, è una formula che ha ancora molta strada da fare, e un bel potenziale.


In ogni caso, EQUIPAJE non parla di viaggi, ma di amore. Stai entrando in una fase più personale? 

I miei progetti sono sempre stati molto personali, ma può succedere che, se la produzione ti spinge verso suoni più dance o urbani, oppure se scrivi in un certo modo, questo aspetto venga trascurato. Forse finora ho camuffato di più questi messaggi, ma nelle mie canzoni ho sempre immortalato pezzi della mia vita e della mia personalità, come ad esempio nel testo di Testimony, in cui mi apro sulle mie esperienze a Los Angeles e parlo della mia storia dal 2018 al 2020. EQUIPAJE lancia un messaggio già presente nel mio repertorio, ma in uno stile che ti spinge a prestare maggiore attenzione ai sentimenti che nasconde. Lentamente, sto trovando anche la mia voce come compositore. Le prossime canzoni continueranno a muoversi verso un linguaggio più chiaro per parlare di sentimenti.


Quanto sono importanti l'estetica e lo stile nella tua carriera musicale?

Percepisco la musica e le immagini come concetti paralleli. Ecco perché credo che YouTube, nonostante al momento non abbia nulla da offrire agli artisti ed è dove finisce la maggior parte delle spese di produzione di un singolo, sia una delle piattaforme più importanti per l'identità di Menend. L'estetica di un video, lo stile, le storie, le copertine e tutto ciò che riguarda l'immagine dell'artista cambia radicalmente il modo in cui percepisci e senti la sua musica.

Foto per gentile concessione di UMO agency

 

Parlaci del tuo lavoro di compositore e produttore per altri artisti: com'è lavorare dietro le quinte?

Da quando sono tornato a Madrid, lavorare con altri artisti è stato essenziale per il mio sviluppo. È stato davvero stimolante per me adattarmi alla musica di qui, comprenderla e poter ampliare le mie capacità di produttore e compositore, ma, soprattutto, essere coinvolto nella scena, fare amicizie e portare avanti il mio progetto. Quasi tutti i collaboratori di WALKMAN VOL. 1 sono artisti per i quali ho prodotto e composto in precedenza e che, grazie a questo rapporto che si è creato, hanno voluto far parte del mio progetto personale. 

 

Hai studiato cinema e a novembre hai pubblicato il tuo primo videoclip autodiretto. Dove vorresti arrivare come regista?

Dirigere i miei video è una cosa che volevo fare da molto tempo, ma l’ho sempre messo da parte per una questione di tempo e soprattutto per il fatto di dover coinvolgere una terza persona nel processo creativo dei miei lavori. Quando producevo e componevo per conto mio sentivo il bisogno di qualcuno che portasse un punto di vista esterno per completare il lavoro, e i video erano un buon modo per farlo. Avendo studiato cinema, ed essendone appassionato, quando creo una canzone o un progetto ho sempre una mia idea, ma alla fine i miei video non sono mai come li volevo all’inizio. Allora mi sono detto, «tanto vale tagliare la testa al toro». Questa nuova fase come "regista" mi sta davvero entusiasmando, mi piace pianificare e montare i video, insomma, amo l’intera esperienza. Credo che per l'EP a cui sto lavorando, l'estetica che si sta delineando è fondamentale. Potete stare certi che i clip successivi continueranno ad avere la mia firma, e per il futuro vorrei continuare a farlo il più possibile, delegando quando necessario per ottenere il miglior risultato.

 

Come attivi la creatività e l’immaginazione? Quali sono i tuo requisiti e le tue priorità?

Devono esserci degli accadimenti, delle esperienze da raccontare. Ho bisogno di essere proattivo e di spingermi fuori dalla mia zona di comfort. Le buone idee vengono dalla visione di un bel film o dall'ascolto di buona musica, se invece mi impigrisco e guardo serie stupide su Netflix, di solito non sono molto ispirato. Mi succede lo stesso se vado in piazza a prendermi una birra piuttosto che partire all'avventura.


C'è un genere che vorresti provare e che non hai ancora osato?

Qualsiasi genere può avere posto nel progetto di un artista, basta prestare attenzione ai tempi e all’evoluzione. Mi piace la musica elettronica e l'universo acustico, ma per far sì che i diversi generi musicali siano coerenti e riflettano la mia personalità devo avere un piano preciso.

 

Una collaborazione nel cassetto? 

Non ho collaborazioni in mente in questo momento e ad essere sincero sono molto soddisfatto di quelle che ho stretto negli ultimi anni. Certo, se mi mettete davanti The Weeknd potrei dargli una possibilità... (ride).

 

Cosa ti riserva il futuro?

Una nuova fase, una nuova casa di distribuzione e soprattutto tanta musica accumulata sul  computer che devo assolutamente farvi ascoltare. Mi sento a fuoco e motivato, nel 2023 accadranno molte cose. 

 

Parlaci del nuovo singolo Quiero Creer Que Soy Buena Persona.

In questa canzone cerco di esplorare la mia coscienza dopo aver preso una serie di decisioni sbagliate, chiedendomi se sono una brava persona o se invece ho preso la strada sbagliata nella vita facendo del male agli altri e a me stesso. È la seconda anteprima di quello che sarà il mio prossimo EP, YANKI.

 

Intervista: SVD

Foto per gentile concessione dell'artista

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