I materiali dovevano essere il principale punto di contatto con le sue origini. La Blazer ha un rapporto molto diretto con i consumatori, che raccontano le loro esperienze attraverso di essa; per ricordare la sensazione della scarpa originale, sono stati mantenuti i materiali abituali, come la pelle della tomaia e il camoscio dei dettagli sul puntale, ma con l’aggiunta di componenti elasticizzati.
Il secondo passo è stato quello di esagerare la giocosità. Il nuovo modello doveva essere indossato e sfilato facilmente, un concetto che Nike ha saputo sviluppare nella sua linea FlyEase. In questo caso, il team ha progettato un pannello posteriore elastico e due linguette che permettono alla scarpa di entrare rapidamente in azione.
Raggiunti gli obbiettivi di facilità di calzata e sensazione classica, qual era il passo successivo? Spingere la scarpa al limite, amplificandone gli elementi chiave.
L'apparente semplicità della Blazer facilitò l’identificazione di tali elementi: puntale, lacci e Swoosh. Il logo identificativo di Nike è stato quindi ingrandito, richiamando oscuri modelli degli anni 90 (chi ricorda l'Air Grudge?). Come molte di quelle scarpe, l'enorme Swoosh è asimmetrico e presenta una doppia personalità: sfacciato all'esterno e “timido” all’interno, nascosto sotto gli occhielli.
Il tocco finale è la suola ispirata all’originale, creata per il basket ed evolutasi per un uso generale. Le texture esagerate della suola non solo riflettono il linguaggio estetico della JUMBO, ma forniscono anche una migliore presa su superfici difficili, adattandosi a qualsiasi condizione.